Esistono motivi per non comprare un veicolo d’epoca? Ovviamente no. O almeno, non se ci si avvicina al collezionismo con un minimo di buon senso e qualche dritta in tasca.
Entrare nel mondo delle auto storiche è facile: basta cercare il modello che ci fa battere il cuore, pagare (a volte anche troppo in fretta) e voilà! Il fascino c’è, è innegabile, e il più delle volte anche la meccanica è amica: semplice, riparabile, spesso affrontabile con qualche weekend libero. Certo, i ricambi non si trovano al supermercato sotto casa, ma il bello è proprio lì: tra mercatini, fiere, artigiani e fornitori specializzati che riesumano pezzi dati per dispersi.
I veri problemi, però, arrivano quando l’entusiasmo corre più veloce della competenza. Il mercato, si sa, è pieno di personaggi pittoreschi: da chi “questa era l’auto del commendatore” (mai verificabile) a chi arriva a falsificare una vettura intera, trasformando una versione comune in una rarissima “special edition” da museo. E senza competenze si rischia grosso: come comprare una macchina da restaurare al prezzo di una perfetta – e poi scoprire che ci vorranno mesi, soldi e nervi saldi per rimetterla in sesto.
Il valore di un veicolo storico, infatti, non si misura solo con l’anno di nascita o il blasone del marchio. Conta (e molto) lo stato di conservazione, i chilometri, la regolarità della manutenzione, il numero di passaggi di proprietà, persino la documentazione fotografica di eventuali ripristini. Due esemplari apparentemente uguali possono avere differenze di prezzo abissali – anche il doppio o il triplo – a seconda di questi dettagli.
Collezionare auto d’epoca è una gioia autentica, ma solo se vissuta come un viaggio culturale, non come una scorciatoia per il prestigio o l’investimento facile. Altrimenti, più che una passione, diventa una passività (e di quelle pesanti).
Morale? Acquistare bene è fondamentale. E se non si ha esperienza, meglio farsi accompagnare da chi il settore lo conosce davvero.