La risposta è semplice: per passione.
Un veicolo d’epoca possiede una dote ormai scomparsa nelle auto moderne: la personalità. Il rombo di una Porsche 911, di una Maserati Quattroporte o di un’Alfa Romeo GT Junior, di una Lancia Fulvia, di una Fiat 500 o anche di una Citroën 2CV è unico e inimitabile. Ogni abitacolo ha un suo odore, ogni comando una sua particolarità. Ogni auto aveva una sua identità precisa e riconoscibile.
Guidare un’auto d’epoca significa guidare davvero, senza aiuti elettronici, senza sensori e cicalini che ti ammoniscono per ogni deviazione dalla “guida perfetta”. È un ritorno a un piacere autentico, direi fisico. Un’esperienza appassionante e molto gratificante.
Possedere un veicolo storico è anche un atto culturale: si entra in contatto con un patrimonio tecnico ed estetico che ha segnato la storia. È un modo per conservare la memoria collettiva, che passa da una Porsche 356 o una Ferrari 308 GTS ma allo stesso modo anche da una Renault 4, o un Maggiolino.
Dal punto di vista pratico, molti veicoli storici sono facili da riparare, e offrono l’occasione perfetta per socializzare con altri appassionati nei raduni o nei club, che sono autentiche comunità. Un antidoto alla crescente disconnessione sociale provocata dai social.
Infine, è anche un buon investimento: molte auto storiche registrano rivalutazioni costanti del loro prezzo nel tempo. In un periodo di instabilità economica e investimenti che spesso tradiscono le aspettative, possono rappresentare un bene rifugio che porta con se anche utilità, bellezza e piacere.